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1914, la tregua di Natale: quando il calcio fermò la guerra

La storia della tregua di Natale, quando il 24 e 25 dicembre del 1914 i soldati inglesi, francesi e tedeschi fermarono la guerra

O holy night, Silent night, all is calm, all is bright. Le prime strofe della versione inglese di Astro del Ciel rendono l’idea di cos’era quella notte del 24 dicembre 1914 sul fronte occidentale, una linea di migliaia di chilometri che tagliava il Belgio e la parte nordorientale della Francia. Dall’estate del 1914 soldati tedeschi da una parte e francesi e inglesi dall’altra, combattono ormai da mesi, per avanzare di poche centinaia di metri ad ogni offensiva. Il conflitto durerà ancora fino all’inverno del 1918, ma quella sera del 24 dicembre non lo sa ancora nessuno. La notte è silenziosa, tutto è calmo e luminoso.

La tregua di Natale è una delle vicende più incredibili della storia della Prima Guerra Mondiale: una tregua decisa dai soldati e dagli ufficiali dei tre eserciti e che prevede anche un pallone e una partita di calcio nella terra di nessuno.

Per tutto il giorno del 24 su tutto il fronte si era sparato poco. Nessuno aveva voglia di sparare alla vigilia. Ci avevano provato le suffragette inglesi a trovare un accordo, con una lettera indirizzata alle donne tedesche e austriache per fare pressioni sui governi per una tregua natalizia. Ci aveva provato Papa Benedetto XV, prima ancora di avere il coraggio di definirla un inutile strage, a convincere i governi a firmare per una tregua, per far tacere i cannoni. Nessuno aveva ascoltato. Eppure i soldati il 24 hanno sparato molto poco.

Con il buio una vedetta inglese vede illuminarsi, dalle parti di Ypres, la trincea tedesca. La trincea era pochi metri di terra scavata e rialzata a creare terrapieni. I soldati e gli ufficiali vivevano lì, in mezzo al fango, in attesa di un’avanzata di poche centinaia di metri nella terra di nessuno, scavalcando il filo spinato e sotto i colpi della mitraglia. Eppure quella sera non è il fuoco delle armi che illumina la trincea tedesca: sono decorazioni natalizie. Tutto è calmo e luminoso.

Uno dei capitani dell’esercito inglese, Bruce Bairnsfather, che prima della guerra era un umorista e un cartonista (insomma, un collega), descrisse come i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle vicinanze, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall’altro lato del fronte, i britannici risposero iniziando anche loro a cantare. All is calm, all is bright.

Uscire fuori però, nella no man’s land era un altra faccenda. Esporsi al fuoco nemico? Il soldato Leslie Walkinton raccontò di aver visto i tedeschi agitare le mani. Nessuno spara, tutti si avvicinano nella terra di nessuno.

Iniziarono ad uscire da una parte e dall’altra, con gli ufficiali che avevano già capito: anche domani non si spara. Domani si fa la tregua. Sigarette, cioccolata, alcolici, giornali di varia nazionalità passavano dalle mani di nemici ad altri nemici. Alcuni tirano fuori rasoi e forbici e si mettono a ripulire barbe e capelli dei soldati, dopo mesi di fango e neve.

Ed è qui che entra in gioco il pallone. Chissà che tizio era la persona così ottimista da portarsi un pallone al fronte? Sicuramente qualcuno che sarebbe stato bello conoscere. Tutto quello che si sa è che era un soldato inglese. Se fosse poi sopravvissuto o no al conflitto, purtroppo, è impossibile da sapere. Sappiamo però che, nonostante la terra di nessuna fosse tutta fango e ghiaccio, con i cappotti si fanno le porte, si fanno le squadre e si gioca. Il calcio nella terra di nessuno, il pallone di cuoio al posto delle palle di cannone. La sera gli ufficiali richiamano i loro uomini. Sanno che quanto successo gli costerà caro. L’immagine dei soldati che fraternizzano con i nemici non piace ai capi di stato e ai consigli di guerra.

La tregua di Natale è stato un avvenimento di speranza e fratellanza che ridà fiducia nel genere umano, ma essendo noi delle strane bestie, non venne apprezzata dai contemporanei e di fatto fu la prima e ultima tregua spontanea del conflitto. Per evitare che la cosa si ripetesse i comandi degli eserciti iniziarono ad ordinare le azioni più pericolose e violente proprio nel periodo di natale, per impedire ai soldati di voler fraternizzare con i nemici.

Cento anni dopo la tregua, la UEFA, tramite i volti e le voci di campioni di ieri e oggi, ridiede parola a quei semplici eroi. Per più di un giorno, inseguendo un pallone e un gol, l’essere umano si è nobilitato sopra meschinità e morte. Grazie, chiunque sia stato, per aver portato il calcio in trincea: quando la notte era santa e silenziosa e tutto era calmo e luminoso.

L’articolo 1914, la tregua di Natale: quando il calcio fermò la guerra proviene da Calcio News 24.



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